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martedì 28 novembre 2017

Il verismo

Il verismo

Il verismo che uno delle più notevoli correnti letterarie della metà del Ottocento nacque e si sviluppò  in Italia tra il 1870 e 1890 quando la passione eroica del Risorgimento  si era spenta e la soluzione di gravi problemi sociali richiedeva uomini  particolarmente sensibili  nell'interpretare le esigenze di singole popolazioni del Regno d'Italia.
Il Romanticismo eroico che aveva animato tutti glia avvenimenti storici del Risorgimento  nazionale si era definitivamente chiuso. Un'altra sorta di Romanticismo che in un certo senso  si identificava con il Decadentismo  del Prati e dell'Aleardi  si andava divulgando lugubre e lacrimoso un po' dappertutto in Italia. Era intanto  penetrato in Italia il Realismo naturalistico d'importazione francese ad opera dei cosiddetti autori-ritrattisti  o fotografi Flaubert e Zola  che diedero  origine al romanzo naturalista.
Il  Verismo italiano fu però un orientamento letterario autonomo; non può infatti ricollegarsi in alcun modo al realismo francese  su cui ampia e determinante fu al concezione filosofico-scientifica del Positivismo.
Un termine  di confronto con il Verismo  può trovare soltanto con il Romanticismo manzoniano che, se ebbe come canone artistico la poetica del vero , non si sottrasse, tuttavia al soggettivismo e all'individualismo.

CARATTERI FONDAMENTALI DEL VERISMO

I )  Impersonalità dell'arte.

L'autore dell'opera d'arte doveva rimanere estraneo alla vicenda ritratta realisticamente e narrata senza la partecipazione né reale né fantastica.
Il romanzo, la novella e gli altri generi in cui si manifestò il Verismo diventavano un aspetto della scienza (letteratura come scienza), il cui oggetto di studio si concretizzava nell'analisi psicologica ed ecologica (commozioni, sentimenti, turbe fisiche e psichiche dell'uomo  caratteristiche dell'ambiente considerato come naturale sede e dimora del singolo e della collettività).

II) Socialità dell'arte.

I veristi intesero l'arte come dimostrazione di una fede laica e sociale. Essi ebbero come fine l'azione e la documentazione dell'azione e della vicenda umana inquadrata in un momento storico  in un contesto sociale in cui spiccassero soprattutto le reali condizione delle classi più misere.

III) Funzione promozionale dell'arte.

I veristi  tendevano a scoprire la legge di ogni fenomeno, specialmente sociale ed ad illuminare la ragione che, fatta esperta di tutti gli organi e le leve del meccanismo umano, fisiologico e psicologico e perciò anche sociologico, avrebbe potuto eliminare dal mondo il vizio e determinare attraverso il processo scientifico il programma ed il perfezionamento  del singolo individuo e dell'aggregato sociale.

IV) Popolarità e dialettalità della espressione.

I veristi mentre operavano per una sempre maggiore conoscenza dei luoghi che diventavano la panoramica su cui si svolgeva la vicenda delle loro novelle o dei loro romanzi interessavano i lettori delle loro opere, scrivendo  con un lingua più possibile vicina al cittadino o al popolo di cui si narrava. Rendevano così più vera e realistica la narrazione e quindi più viva la partecipazione del lettore e cioè più efficace ai fini politici e sociali la letteratura cui davano di volta in volta origine.

V) la letteratura come strumento di denuncia.

Le opere dei veristi servivano  ai loro autore come mezzi di denuncia sociale. Si ricordi che tra il 1870 e il 1890 dalle popolazioni delle isole e delle regioni meridionali d'Italia, particolarmente richiesta era la soluzione della questione sociale. Erano gli strati più bassi delle popolazioni siciliano sarde napoletano calabresi, delle popolazione del Mezzogiorno d'Italia c he con insistenza  invocavano riforme e leggi che risolvessero il problema complesso ed annoso della miseria.
Gli autori veristi superando in un certo senso il lassismo e la sfiducia dilagante nelle loro  regioni più che nelle loro province, in virtù della fede laica e sociale che può considerarsi la leva del loro operare, raccolsero  e resero pubblica con il metodo della denuncia, la protesta di tutta la classe sociale la più vasta  quella che dal lavoro senza protezione e senza tutela né giuridica né previdenziale doveva trarre gli scarsi mezzi di sostentamento.
Le regioni più profondamente esaminate con i criteri della scienza positivistico-sociologica  furono Sicilia (Capuana e Verga) la Sardegna (Grazia Deledda)  la Maremma Toscana (Renato Fucini  con lo pseudonimo Neri Tanfucio) e i bassifondi di Napoli (Matilde Serao).
Anche D'Annunzio descrissse la vita dei pastori d'Abruzzo e Ada Negri.