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lunedì 3 settembre 2018

figure retoriche - di ordine

figure retoriche - di ordine

Accanto alle figure di parola, l'espressione figurata, cioè che volutamente si contrappone per ambiguità e varietà di significazioni  alla definizione pura e precisa si avvale ( con maggior frequenza nel linguaggio in versi) delle figure d'ordine : disposizioni delle parole nella proposizione  che volutamente e per particolari ricerche di effetti si distaccano dalla collocazione più diretta e semplice del costrutto comune.
La prima  e la più usata di tali figure è l'iperbato : un'inversione di costrutto che colloca un complemento o una proposizione  prima del termine reggente :
e della vita  il doloroso amore (Saba).
L'iperbato serve a collocare in posizione di rilievo, quindi  a sottolineare con la cadenza della lettura il termine concettualmente più significativo della frase; in certi casi, creando una pausa nell'enunciazione , può contribuire all'effetto ironico ( come spesso avviene nel Parini : " la pudica d'altrui sposa a te cara ").

Un simile effetto anche se più difficile o raro  è dato dall'anacoluto  : una voluta alterazione  dell'ordine sintattico ( di solito   consiste nel cominciare  un periodo con un costrutto per rovesciarlo nella parte finale) volta in alcuni casi a creare un'alterazione del ritmo che rafforza l'efficacia del concetto come nel celebre passo del Macchiavelli :
"entro nelle antique corti delli antiqui uomini; dove, da lor ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solo è mio  e ch'io nacqui per lui".

Un effetto più sottile ed armonico è dato dal chiasmo, la disposizione incrociata a X dei membri corrispondenti di una frase o periodo . Esso di solito  consiste nell'incrociare  la disposizione di due coppie successive di attributi e sostantivi :
" io gli studi leggiadri - talor lasciando le sudate carte "(Leopardi)
oppure di due coppie composte di verbo + sostantivo :
"Odi  greggi belar, muggire armenti " (Leopardi)
ma si verifica pure in vari costrutti  ed anche con riferimento  a rapporti concettuali :
"Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori " (Ariosto )
dove invece il termine  donne richiama gli amori ed i cavalieri l'arme.

Vi è poi tutta una serie di situazioni legate alle ripetizioni, cioè alla ripresa in successione di parole e locuzioni  per suscitare un'accentuazione del tono. Spesso ciò accade in versi successivi  di una strofa :
"per ne su va nella città dolente
per me si va nell'eterno dolore
per me si va tra la perduta gente"( Dante)
Spesso la ripetizione si rappresenta come raddoppiamento della stessa parola con un significato di intensificazione espressiva :
O speranze speranze, ameni inganni ( Leopardi )
Spegniti spegniti, breve candela ( Shakespeare)

Sottolineata dalla variazione all'interno dei versi la ripetizione può assumere una particolare vivacità declamatoria come in questi versi di P. Neruda sulla guerra civile in Spagna :
Venite a vedere il sangue per le strade
venite a vedere
il sangue per le strade
venite a vedere il sangue
per le strade.

Una successione iniziale può essere costituita da termini di radice e di significato opposti. Si ha allora l'antitesi con parole in bisticcio tra loro, (Amore amaro) oppure con ricercata contrapposizione di situazioni :

...... la gloria
maggior dopo il periglio
la fuga e la vittoria
la reggia e il triste esilio ( Manzoni).

In genere poi la successione di parole può esser usata per esprimere diversi aspetti di un'idea secondo un ordine di intensità progressiva che si definisce gradazione o ( climax) .
Effetto simile propone spesso l'endiadi, espressione di un unico concetto ripetuto in due termini di cui il secondo sottolinea ed accresce con valore attributivo l'idea espressa dal primo (l'odio e il furore per "l'odio furibondo") .
In genere, in  tutti questi usi , la parola tende ad accrescere il normale significato di comunicazione  attraverso particolari richiami fonici, accentua cioè  al forza e al suggestione del suo messaggio con i rapporti che istituisce nel contesto della frase e gli echi che suggerisce.
La frequenza delle "figure d'ordine" sarà quindi indice di una scelta linguistica complessa ed evocativa così come il ricorso a strutture di frase normali indicherà una certa linearità ed immediatezza del messaggio; non solo, ma all'interno  della scelta delle figure, il prevalere di uno o di un altro tipo caratterizzerà la qualità di un'ispirazione e di un'espressione ed addirittura sarà caratteristico dell'una e dell'altra corrente letteraria.
Alcuni studiosi di linguistica ad esempio distinguono addirittura nei vari tipi di espressione letterario una direttrice metaforica ed una direttrice metonimica, cioè l'uso di figure e d espressioni legate da rapporti di somiglianza o di continuità.
Nel primo caso il ricorso all'accostamento di immagini  ed alle associazioni analogiche contribuirà a creare un tono allusivo e indeterminato  come avviene spesso da parte di scrittori romantici, simbolisti, surrealisti; nel secondo caso  la precisione dei rapporti interni sottolineata dalle figure legate alla metonimia accentuerà i valori descritto propri di uno stile realistico.

sabato 1 settembre 2018

figure retoriche - di parole

figure retoriche - di parole

proviamo ad esaminare i versi del Carducci :

Oh quei fanali come s'inseguono
accidiosi là dietro gli alberi
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando  la luce sul fango


Al centro del discorso  troviamo due termini usati in senso improprio : con l'aggettivo accidiosi il poeta trasferisce su un oggetto, i lampioni  dell'illuminazione, uno stato d'animo personale; per la loro luce non usa un termine comune (ad es., proiettando ) ma un'audace analogia (sbadigliando )  che connota l'espressione  di vari significati legati alla tristezza del giorno e della situazione.
Sono due esempi dell'uso della metafora: la più immediata e naturale delle figure letterarie.

La metafora si basa su un rapporto di somiglianza o di analogia tra due termini, rapporto che si istituisce spesso anche nel linguaggio comune tra due termini la cui vicinanza è evidente ( una nebbia che si taglia con i coltello)  e serve in questi casi ad una pura funzione esplicativa.
Caratteristica della metafora letteraria è invece spesso l'accostamento di termini non direttamente  collegabili secondo una logica immediata : usata in questo senso, essa può divenire l'elemento essenziale  di uno stile sino a caratterizzare il linguaggio di una corrente letteraria come è avvenuto per il barocco e per l'ermetismo.
Una forma complessa di metafora  può essere considerata  l'analogia  che è la vera caratteristica del linguaggio ermetico  ed è presente  in tante espressioni della poesia moderna a partire dai simbolisti: essa è la sovrapposizione  di due immagini accostate senza legame grammaticale  e senza un chiaro nesso logico  almeno secondo una logica comune ma collegate fra loro nell'intuizione poetica.
Un esempio   è nel verso di Montale  "forse un mattino andando in un'aria di vetro" che sottintende aria fredda e tersa come il vetro.
Nei notissimi versi di Quasimodo

                                               Ognuno sta solo su cuor della terra
                                                Trafitto da un raggio di sole
                                                Ed è subito sera

il rapporto analogico sintetizza in forma allusiva un discorso più ampio  e puramente esplicativo : nel dramma della solitudine individuale il corso della vita ci può portare l'occasione della speranza di felicità, come un raggio di sole che rompe le nuvole: a come con la sera il raggio si spegne così torna a spegnersi la speranza.
Le immagini del sole e della sera nascono per l'analogia istintiva tra sole e vita, sera e morte, e sottintendono un'ambiguità di valori  che il discorso logico ampliato finirebbe di perdere in gran parte.
Una metafora resta implicita, amplificata e collegata nei due termini da un rapporto diretto - di solito  il termine come - è la similitudine:
Essa è forse la figura più ricorrente  nella tradizione letteraria dei secoli passati in una concezione della poesia basata non sull'originalità fantastica ma sull'imitazione di modelli esemplari, troviamo una catena di similitudini che tornano come variazioni sullo stesso tema dai poeti omerici e lativi fino all'epica e addirittura alla narrativa moderna.
Prendiamo in esame un esempio  tradizionale: un gruppo di armati che rientra deluso dopo aver fallito l'obiettivo  di cui era in caccia  è rappresentato attraverso una similitudine con un branco di segugi in un'ottava del Tasso e ne celebre avvio di un capitolo dei promessi sposi :

                                Qual dopo lunga e faticosa caccia
                                tornansi  mesti ed anelanti  i cani,
                                che la fera perduta abbian di traccia
                                nascosa in selva  dagli aperti piani;
                                tal pieni d'ira e di vergogna in faccia
                                risiedon stanchi i cavalier cristiani.
                                Ella pur fugge, e timida e smarrita
                                non si volge a mirar s'anco è seguita.

"Come un branco di segugi, dopo aver inseguito invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co' musi bassi  e  con le code ciondoloni, così, in quella scompigliata notte, tornano i bravi al palazzotto di don Rodrigo".

La similitudine dunque, non si vede, è un vero quadro a sé stante, parallelo alla situazione che vuole descrivere nella cui stesura l'autore sembra compiacersi con un'immaginazione autonoma che si dilunga in particolari estranei alla pura logica del confronto.

Una metafora prolungata può esser considera un'allegoria : essa consiste in una descrizione  che ha volutamente  un secondo e più importante senso a di là del significato reale e diretto del tema presentato.
La seva oscura in cui Dante si perde all'inizio dell'Inferno  è l'espressione allegorica che richiama come sovrasenso al peccato, errore in cui l'anima smarrisce la retta via.
L'allegoria può esser, come in questo caso, limitata ad una semplice immagine o figura oppure può essere allargata al significato generale di un'opera come avviene appunto nella Divina Commedia; valore  allegorico hanno ad es. tutte le favole animalistiche in cui gli animali assumono funzione di simbolo di situazioni dell'esistenza.
In una rappresentazione  allegorica occorre distinguere il significato immediato  letterale dal concetto a cui si vuole rimandare il lettore che è appunto il significato allegorico  :
l'interesse essenziale  dell'autore è appuntato non sull'immagine letterale ma sul concetto che essa deve esprimere.
Questo  aspetto deve distinguere la vera allegoria dal significato simbolico  così frequente nelle opere letterarie  del nostro tempo.
Nel simbolo infatti è la realtà comune stessa che si carica di significati sottintesi che trapelano accanto a quello reale ed immediato : in Moby Dick la cacca alla balena bianca  diviene anche simbolica ossessiva lotta contro lo spirito del male, ma è anzitutto  un'epopea di avventure marinaresche.
Dalla fioritura della poesia romantica e simbolista in poi il valore simbolico è presente spesso, in opere narrative  e liriche ma come intenzione secondaria  o come situazione inconscia ben diversa dalla consapevole ed intellettualistica  operazione dell'allegoria.

Accanto a queste che la retorica classica aveva definito "figure di pensiero" si colloca il gruppo delle " figure di elocuzione" di uso  più consueto  anche nel linguaggio comune.
Le più importanti sono

la metonimia, sostituzione di un termine proprio con un altro ad esso legato da rapporti logici  di quantità o di dipendenza o di contiguità : si possono avere vari casi di sostituzione :  la causa per l'effetto e viceversa ( un viso tinto di paura; vivere del proprio sudore)  l'astratto con il concreto (le pretese della nobiltà)  la materia per l'oggetto  ( i sacri bronzi )  l'autore per l'opera (leggere Dante)  e così via;
la sineddoche sostituzione di nome proprio con nome comune o viceversa ( il segretario fiorentino per indicare Macchiavelli).
Queste figure in genere appaiono semplici nel valore espressivo suggeriscono indicazioni convenzionali o logorate dall'uso e tendono  a connotare i discorso ad un livello realistico; più efficaci  e di uso sempre fortemente fantastico e personale sono l'ossimoro e al sinestesia.

L'ossimoro consiste in una ricercata contraddizione di termini di solito attraverso la coppia aggettivo-sostantivo (il faticoso ozio dei grandi).
la sinestesia è l'accoppiamento di parole che esprimono sensazioni proprie di diverse sfere sensoriali ( esemplare in Dante : Noi fummo i loco d'ogni luce muto). Atta a suggerire ambigue trasposizioni la sinestesia è soprattutto una figura tipica della poesia a partire dai simbolisti " là voci di tenebra azzurra"(Pascoli).
Possiamo poi ricordare tutta una serie di figure indirizzate a conferire un'intonazione particolare alla frase attraverso lo stravolgimento del significato proprio : anzitutto le espressioni legate all'ironia e al sarcasmo.
L'ironia consiste nell'uso di un tono espressivo che va inteso in senso opposto al suo significato letterale.
O Natura cortese
son questi i doni tuoi
questi i diletti son
che tu porgi ai mortali ( Leopardi "la quiete dopo la tempesta).

Quando il contrasto tra l'apparenza ed il senso reale diventa amaro e pungente, mosso da animosità che sottintende una personale amarezza, si ha il sarcasmo.
Godi  Fiorenza poi che sei sì grande
che per mare e per terra batti l'ale
e per lo Inferno 'l tuo nome si spande ( Inferno, Canto XXVI).

Ironia e sarcasmo  sottintendono  una particolare intonazione  di lettura che contribuisce al rovesciamento del significato letterale: li differenzia la particolare amarezza che porta spesso il sarcasmo, come nell'esempio  sopra citato a concludere con un'espressione non allusiva ma direttamente critica.
Legate invece ad un fine ampliamento esasperato o di attenuazione del concetto sono l'iperbole e la litote.
L'iperbole è un'espressione  volutamente ingigantita al di là del verosimile per realizzare un rapporto di intensità  :
Tutti i profumi d'Arabia non basteranno a rendere odorosa questa piccola mano  (Shakespeare da Macbeth) .
La litote mira invece ad attenuare un'espressione troppo perentoria e si avvale per lo più di una formula negativa : notissima dai Promessi sposi : " Don Abbondio (il lettore se ne già avveduto) non era certo nato con un cuor di leone".
In questo caso l'uso della litote ( anticipato dalla parentesi crea un effetto di sospensione ) arricchisce di significati impliciti la definizione e le sottende un rilievo umoristico.

Affine l'eufemismo ( così frequente nella lingua comune )  cioè la sostituzione di una parola o di un concetto ritenuti sgradevoli  con altri che ne mitighino il significato. Spesso l'uso eufemistico porta ad un giro di parole per sostituire il termine specifico : è la cosiddetta perifrasi. Essa serve di solito ad amplificare il tono ed a sottolineare alcuni aspetti del concetto che si vuole esprimere : quando Foscolo  invece del termine mare usa la perifrasi "il regno ampio dei venti " arricchisce il concetto di una serie di suggestioni fantastiche.

venerdì 8 settembre 2017

grammatica italiana - figure retoriche

grammatica italiana - figure retoriche

I principali modi di espressione del linguaggio figurato sono i traslati  quali la metafora l'allegoria la metonimia la sineddoche l'antonomasia  l'ironia il sarcasmo l'iperbole che indicano un trasferimento di significato parole o costrutti piegati ad esprimere  qualcosa di diverso da quello che in realtà significano; le figure quali la similitudine  la perifrasi  l'ipotiposi  la personificazione l'antitesi la reticenza l'interrogazione retorica  l'eufemismo  l'esclamazione  l'epifonema l'apostrofe : cioè modi particolari di foggiare il discorso e di disporre le parole in maniera tale che le cose rappresentate acquistino maggiore rilievo.

Per dare maggiore vigore all'espressione e renderla intensa suggestiva  il poeta o lo scrittore ricorre spesso alla metafora usa cioè una parola per esprimere una cosa che non è quella  da essa propriamente significata ma un'altra  la quale con quella ha però un rapporto di somiglianza.

questo luogo è un paradiso

La metafora è un'immagine e l'immagine dà vigore all'arte  dello scrivere e particolare colorito. Comunque bisogna usarla con parsimonia  e con buon gusto.

Talvolta in qualche circostanza  si varia efficacemente il discorso  dicendo l'opposto  di quello che si vuol significare ma facendolo capire attraverso il tono della voce  o un modo particolare di esprimersi  e si ha l'ironia :

Avete avuto proprio una bella idea !

e quando essa assume un tono amaro  aspro si ha il sarcasmo.

Se invece l'ironia in un primo momento fa sorridere per  la sua arguzia ma poi induce a un'amara meditazione sulle debolezze o sui vizi degli uomini si ha l'umorismo.

Altre volte si vuole dare al pensiero un rilievo drammatico tanto da creare in chi legge l'illusione di trovarsi  quali nell'azione descritta  o che questa si svolga davanti ai suoi occhi  si ricorre all'ipotiposi.

Non sempre sembra di essere sufficientemente espressivi nell'esposizione di un pensiero per meglio chiarirlo per renderlo più evidente  più intenso nel significato  si ricorre alla similitudine si pone a confronto  il pensiero espresso con un altro più comune il quale come il primo  abbia qualche somiglianza.

i ragazzi lo rincorrevano come un branco di segugi

Alla similitudine si avvicina la personificazione con la quale si dà vita e persona o cosa inanimata.

Per fare risaltare maggiormente una o più idee si possono porre queste riscontro con altre idee opposte dando luogo all'antitesi,

come pure interrompere il discorso in modo da far pensare più di quello che si può esprimere con l e parole e si ha la reticenza

ancora per variare il discorso  e dargli  movimento si è soliti talvolta ricorrere all'interrogazione retorica si rivolge cioè  una domanda a una persona  o cosa personificata non per averne una risposta  ma per affermarla con più forza e indurre altri al nostro stesso pensiero  oppure per manifestare un dubbio che ci tiene sospesi.

Se poi si ritiene necessario per sostenere il tono del discorso significare con un giro ampio di parole senza chiamarla con il suo nome si usa una perifrasi. La quale prende il nome  particolare di eufemismo qualora si voglia mitigare un pensiero che riuscirebbe doloroso o spiacevole o volgare se espresso con il suo nome e di litote quando  per affermare una cosa si nega il contrario

Una metafora continuata è un'allegoria  narrazione o descrizione che non intesa nel suo significato letterale ma interpretata nel significato che si nasconde sotto la lettera. Allegorie sono le favole di Fedro  e le parabole  tutta un'allegoria è la divina commedia.

Con la metonimia si ottiene una energica abbreviazione del linguaggio. Propriamente essa consiste nell'usare un sostantivo invece di un altro nell'esprimere : un rapporto  tra due idee causa effetto oppure un sostantivo astratto al posto di uno concreto  e viceversa oppure il nome dell'autore di un'opera al posto dell'opera oppure la materia di una cosa per la cosa composta con quella oppure il contenente per i contenuto oppure ancora l'epoca per le persone che vi vissero.

Quando sempre per dare colorito allo scritto  o al parlare si nomina il tutto per una parte e viceversa oppure il genere per la specie  oppure il plurale per il singolare e viceversa oppure il numero determinato per l'indeterminato  si dà origine  alla sineddoche trasposizione del significato  di una parola ad un altro con rapporto prevalentemente quantitativo.

Se invece si designa una personaggio famoso per mezzo di un nome comune  che può essere costituito dal paronimico  (Il Pelide = Achille)  dall'aggettivo derivato dal luogo di nascita  da una spiccata qualità o si estende a persona o cosa un nome celebre si ha  l'antonomasia.

una commozione dell'animo  preso dal timore dal dolore o da allegria da meraviglia trova la sua espressione nell'esclamazione o nella epifonema qualora l'esclamazione contenga una sentenza o massima morale.

Si usa l'apostrofe quando nella citazione del discorso o nella commozione dell'animo si rivolge la parola a cose inanimate o a persone assenti.

Qualora si senta il bisogno di snellire  l'espressione di donarle maggiore rapidità ed emotività si usano lo zeugma  e l'ellissi.

Lo zeugma consiste nel riferire a più complementi  un predicato  che si adatta invece a uno solo di essi.

L'ellissi consiste nell'omissione di qualche parola che si può facilmente sottintendere  senza danneggiare la chiarezza del discorso.

A rendere meno prosastica un'espressione ci soccorrono a volte l'ipallage con la quale si attribuisce ad alcune parole della frase ciò che conviene ad altre della frase stessa e l'anastrofe  che consiste nell'invertire l'ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore evidenza ad un altra parte sull'altre

Da evitare e in particolare modo nello scritto  alcune figure grammaticali che ricorrono spesso nel linguaggio familiare quali l'anacoluto ed il pleonasmo ridondanza di parole cioè parole inutili