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venerdì 8 settembre 2017

grammatica italiana - figure retoriche

grammatica italiana - figure retoriche

I principali modi di espressione del linguaggio figurato sono i traslati  quali la metafora l'allegoria la metonimia la sineddoche l'antonomasia  l'ironia il sarcasmo l'iperbole che indicano un trasferimento di significato parole o costrutti piegati ad esprimere  qualcosa di diverso da quello che in realtà significano; le figure quali la similitudine  la perifrasi  l'ipotiposi  la personificazione l'antitesi la reticenza l'interrogazione retorica  l'eufemismo  l'esclamazione  l'epifonema l'apostrofe : cioè modi particolari di foggiare il discorso e di disporre le parole in maniera tale che le cose rappresentate acquistino maggiore rilievo.

Per dare maggiore vigore all'espressione e renderla intensa suggestiva  il poeta o lo scrittore ricorre spesso alla metafora usa cioè una parola per esprimere una cosa che non è quella  da essa propriamente significata ma un'altra  la quale con quella ha però un rapporto di somiglianza.

questo luogo è un paradiso

La metafora è un'immagine e l'immagine dà vigore all'arte  dello scrivere e particolare colorito. Comunque bisogna usarla con parsimonia  e con buon gusto.

Talvolta in qualche circostanza  si varia efficacemente il discorso  dicendo l'opposto  di quello che si vuol significare ma facendolo capire attraverso il tono della voce  o un modo particolare di esprimersi  e si ha l'ironia :

Avete avuto proprio una bella idea !

e quando essa assume un tono amaro  aspro si ha il sarcasmo.

Se invece l'ironia in un primo momento fa sorridere per  la sua arguzia ma poi induce a un'amara meditazione sulle debolezze o sui vizi degli uomini si ha l'umorismo.

Altre volte si vuole dare al pensiero un rilievo drammatico tanto da creare in chi legge l'illusione di trovarsi  quali nell'azione descritta  o che questa si svolga davanti ai suoi occhi  si ricorre all'ipotiposi.

Non sempre sembra di essere sufficientemente espressivi nell'esposizione di un pensiero per meglio chiarirlo per renderlo più evidente  più intenso nel significato  si ricorre alla similitudine si pone a confronto  il pensiero espresso con un altro più comune il quale come il primo  abbia qualche somiglianza.

i ragazzi lo rincorrevano come un branco di segugi

Alla similitudine si avvicina la personificazione con la quale si dà vita e persona o cosa inanimata.

Per fare risaltare maggiormente una o più idee si possono porre queste riscontro con altre idee opposte dando luogo all'antitesi,

come pure interrompere il discorso in modo da far pensare più di quello che si può esprimere con l e parole e si ha la reticenza

ancora per variare il discorso  e dargli  movimento si è soliti talvolta ricorrere all'interrogazione retorica si rivolge cioè  una domanda a una persona  o cosa personificata non per averne una risposta  ma per affermarla con più forza e indurre altri al nostro stesso pensiero  oppure per manifestare un dubbio che ci tiene sospesi.

Se poi si ritiene necessario per sostenere il tono del discorso significare con un giro ampio di parole senza chiamarla con il suo nome si usa una perifrasi. La quale prende il nome  particolare di eufemismo qualora si voglia mitigare un pensiero che riuscirebbe doloroso o spiacevole o volgare se espresso con il suo nome e di litote quando  per affermare una cosa si nega il contrario

Una metafora continuata è un'allegoria  narrazione o descrizione che non intesa nel suo significato letterale ma interpretata nel significato che si nasconde sotto la lettera. Allegorie sono le favole di Fedro  e le parabole  tutta un'allegoria è la divina commedia.

Con la metonimia si ottiene una energica abbreviazione del linguaggio. Propriamente essa consiste nell'usare un sostantivo invece di un altro nell'esprimere : un rapporto  tra due idee causa effetto oppure un sostantivo astratto al posto di uno concreto  e viceversa oppure il nome dell'autore di un'opera al posto dell'opera oppure la materia di una cosa per la cosa composta con quella oppure il contenente per i contenuto oppure ancora l'epoca per le persone che vi vissero.

Quando sempre per dare colorito allo scritto  o al parlare si nomina il tutto per una parte e viceversa oppure il genere per la specie  oppure il plurale per il singolare e viceversa oppure il numero determinato per l'indeterminato  si dà origine  alla sineddoche trasposizione del significato  di una parola ad un altro con rapporto prevalentemente quantitativo.

Se invece si designa una personaggio famoso per mezzo di un nome comune  che può essere costituito dal paronimico  (Il Pelide = Achille)  dall'aggettivo derivato dal luogo di nascita  da una spiccata qualità o si estende a persona o cosa un nome celebre si ha  l'antonomasia.

una commozione dell'animo  preso dal timore dal dolore o da allegria da meraviglia trova la sua espressione nell'esclamazione o nella epifonema qualora l'esclamazione contenga una sentenza o massima morale.

Si usa l'apostrofe quando nella citazione del discorso o nella commozione dell'animo si rivolge la parola a cose inanimate o a persone assenti.

Qualora si senta il bisogno di snellire  l'espressione di donarle maggiore rapidità ed emotività si usano lo zeugma  e l'ellissi.

Lo zeugma consiste nel riferire a più complementi  un predicato  che si adatta invece a uno solo di essi.

L'ellissi consiste nell'omissione di qualche parola che si può facilmente sottintendere  senza danneggiare la chiarezza del discorso.

A rendere meno prosastica un'espressione ci soccorrono a volte l'ipallage con la quale si attribuisce ad alcune parole della frase ciò che conviene ad altre della frase stessa e l'anastrofe  che consiste nell'invertire l'ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore evidenza ad un altra parte sull'altre

Da evitare e in particolare modo nello scritto  alcune figure grammaticali che ricorrono spesso nel linguaggio familiare quali l'anacoluto ed il pleonasmo ridondanza di parole cioè parole inutili

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